Riflessioni sul famigerato video di Fanpage + Trebbiano Rubicone IGT Eurospin

La colpa è vostra. La colpa è tutta e solo vostra. Vostra, dei vostri dibattiti e delle vostre opinioni espresse a seguito del famigerato video di Fanpage.it. Breve sintesi: Fanpage.it pubblica una decina di giorni fa un video dove tre esperti, Alessandro Pipero, Andrea Gori e Luca Gardini, somministrano a degli ‘aspiranti sommelier’ (sic) quattro vini, indicando loro che uno dei quattro è Tavernello e gli altri tre sono ‘vini costosi’ (sic. ‘Costoso’ rispetto a quale prezzo?). La cosa divertente/irritante/umiliante è che tutti e quattro i vini sono dei Tavernello. 


Bene, questo video, anche abbastanza divertente, ha scatenato un vespaio. C’è stato chi ha bollato gli esperti come professionisti al soldo della Caviro, chi ha invece difeso ed elogiato tale ditta e i posti di lavoro che dà a tanta gente, chi punta il dito sulla standardizzazione del gusto del vino, la mancanza del terroir nel calice, ecc. Come al solito in Italia, è finito tutto in caciara, come dicono ad Eindhoven. Io sono totalmente d’accordo con il concetto di non bere etichette, di non partire da preconcetti e di concentrarsi solo in quello che staziona nel calice, indipendentemente dal contenitore da cui è stato spillato. È vero altresì che un sommelier dovrebbe saper riconoscere alla cieca un vino di qualità superiore da uno di qualità inferiore (non me ne voglia la Caviro, ma credo sappiano anche loro che, anche se privo di difetti, il Tavernello è oggettivamente inferiore al Pergole Torte di Montevertine; e sono certo che neanche vogliano tentare una competizione con questo tipo di vini). Per cui, ragionandoci (poco, altrimenti mi viene il mal di testa), più che di standardizzazione del gusto il problema palesato è una sorta di riprova sociale: sono un aspirante sommelier, ho davanti a me due sommelier e un ristoratore stellato, mi viene detto che dei quattro vini che ho di fronte solo uno è Tavernello, gli altri tre sono vini costosi. Molto probabilmente il primo vino degustato verrà subito etichettato come Tavernello. A quel punto chi avrebbe il coraggio o l’incoscienza di affermare che gli altri tre vini, che ora sono sicuramente i vini costosi, hanno le stesse caratteristiche del Tavernello? Chi sono io per andare a dire ai tre competenti inquisitori di fronte a me che quei vini sono economicamente sopravvalutati? Farei una figura da peracottaro (termine di origine gaelica), no? Per cui dal secondo vino io mi pongo in uno stato mentale per cui quel vino, che mi dicono essere costoso, nella mia mente avrà per forza caratteristiche organolettiche superiori. Invece di usare solo i sensi, inconsciamente uso soprattutto il pensiero per giudicarlo. Questo è il problema: se mi dicono che un vino è costoso subito penso che sia di una qualità superiore, direttamente proporzionale al suo prezzo, anche quando organoletticamente non mi parla. Il problema non potrà mai essere il vino. Saranno il mio naso e il mio palato a non funzionare bene. Sarò io a non essere in forma.
Tutto questo papiro per arrivare a cosa? Ad una confessione: non ho mai bevuto il Tavernello, o vini simili. E in che modo posso io giudicare un vino senza averlo mai degustato? Bene signori, quel momento è arrivato. Qui io mi gioco tutta la mia credibilità. [il pubblico ride]


Trebbiano Rubicone IGT Eurospin, brick da 250 ml, alcol 11%. 
Il vino si presenta più bianco opaco che giallo paglierino. Il naso e poco intenso, una piccola complessità però la possiede, con del gelsomino e del tiglio, con note di agrumi, una mineralità di grafite, un sentore dolciastro che immagino sia donato dall’alcol. La bocca è impietosa: il vino è monodimensionale, è fin troppo fresco, ha un accenno di sapidità che tuttavia si converte in un sapore finale non piacevole ed amaricante. La persistenza è sotto i 10 secondi, permane solo la salivazione dovuta alla quota acida. No, un vino del genere purtroppo non è piacevole. Certo, se il limite di resa della IGT Trebbiano Rubicone fosse stato inferiore ai 290 q/ha, magari un pizzico più di finezza questo vino poteva anche possederla, ma tant’è. 
Ecco, se il contenuto fosse stato trasferito in una bella borgognotta con un’etichetta griffata, il mio giudizio sarebbe dovuto restare inalterato. Per questo motivo io adoro le degustazioni alla cieca, nonostante ti espongano facilmente a delle magre figure: conta solo il vino nel calice, senza alcuna informazione a supporto; la mente si deve concentrare solo sul liquido, senza aspettative. 
In conclusione posso dire che questo vino non è molto piacevole, non ha grande finezza, ma allo stesso modo non ha nemmeno difetti. Resta il fatto che, per un prezzo al litro attorno ai 2€, mi faccio molte domande sui metodi di coltivazione delle uve, di raccolta e di vinificazione. E alla fine penso sia sempre meglio spendere almeno attorno alla decina euro per una bottiglia di vino, premiando il lavoro di un piccolo viticoltore.

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