Agricoltura Capodarco – Vino Rosso “Xenia”

 

Dal greco antico “ospitalità per lo straniero”

Questo è il vino di chi non si arrende alle ingiustizie e alle disuguaglianze. Questo è il vino dei Sognatori che credono nell’impegno comune per restituire felicità alle nostre comunità.

 

Quanto appena scritto è ciò che questo vino riporta in etichetta. Politico? ‘Orca miseria, certo che lo è. Tenendo presente che, volenti o nolenti, qualsiasi vostra azione è politica, qui il messaggio politico è forte, non dico urlato ma certo sbandierato senza rossori alle guance. 

La cooperativa Agricoltura Capodarco di Grottaferrata è da sempre per il coinvolgimento delle cosiddette ‘minoranze’, non solo straniere, nelle usuali attività lavorative. Ne avevamo parlato qui e qua. Giova ricordare che il futuro di questa cooperativa è assai incerto e, dato che chi fa del bene andrebbe aiutato, chi avesse la possibilità può ancora dare una mano nella campagna di crowdfunding ancora attiva. Non me lo hanno chiesto loro, sono io che voglio insistere nel parlarne. I tempi sono quelli che sono, pare che riusciamo a detestarci l’un l’altro sempre meglio. Un’isola di inclusività e di positività come Capodarco merita di esistere e resistere. Nel caso vi servisse un’altra scusa pratica, producono dei gran bei vini.

 


Lo Xenia è il vino-manifesto di Agricoltura Capodarco. Le etichette di questo vino sono tre e rappresentano due mani che dapprima sono lontane, poi quasi si sfiorano, fino all’ultima etichetta dove arrivano a stringersi e sostenersi a vicenda. Non sappiamo chi vada da chi, non si sa quale delle due mani sia in difficoltà, non ne conosciamo nemmeno sesso o colore della pelle. Ad una serve un aiuto e l’altra arriva in soccorso, chiunque essi siano, il prossimo o noi stessi. Beh, senza che diventi un’orazione Gandhiana, date una mano sempre se potete, senza fare calcoli o ragionamenti.

Terminata la lezione spirituale passiamo allo spirito, inteso come alcol. Come avrete letto, il vino è classificato come Vino Rosso, il vecchio Vino da Tavola. Secondo legislazione non è obbligatorio indicare in etichetta origine delle uve ed annata, ma parlando con i ragazzi di Capodarco sappiamo che il vino, biologico certificato, è un blend 80% sangiovese e 20% merlot, che l’annata è la 2015 e che il vino affina 18 mesi in inox e 30 mesi in bottiglia al chiuso di una delle grotte di cui il territorio dei Castelli Romani è disseminato.

Nel calice è di un rosso rubino piuttosto compatto. Al naso la prima cosa che impressiona è il potente effetto balsamico; mentolo, vostro onore. Man mano che il vino si apre nel bicchiere sale un intenso profumo di mirto, bacche e foglie, seguito da sentori di more e prugne in confettura, fiori secchi, cera d’api, noce moscata e cannella, tabacco dolce, cuoio e caffè. Un profumo attraente, non sussurrato ma per nulla volgare.

Al palato il vino si presenta con la parte acida ancora viva ed arzilla ed un tannino morbido. L’intensità gustativa è fenomenale e il sapore resta in bocca lunghissimi secondi, a ricordare che quello appena bevuto è un vino di tutto rispetto; che oltre alla storia della cooperativa, oltre all’interpretazione dell’etichetta, oltre al messaggio, c’è la concretezza della bevanda che quel messaggio deve consegnare e, se possibile, lasciare ben incastrato nelle sinapsi di chi beve. E se il vino è buono il messaggio difficilmente verrà dimenticato.

Ultimo avviso: le bottiglie sono solo 2000. Meglio affrettarsi.