Memorie di un enofilo: Vignaioli Naturali a Roma, 26/01/2020 (Parte II)

Riprendiamo il resoconto degli assaggi di Vignaioli Naturali a Roma, ripartendo da dove ci eravamo fermati la scorsa volta, ossia dal Nebbiolo e dal Piemonte.


E seguendo il corso della Sesia scendiamo verso sud, poi giriamo ad ovest e giungiamo nelle Langhe da Rinaldi. Il compianto Beppe Rinaldi è ancora il primo pensiero di chiunque legga il nome in celeste bordato d’oro delle etichette della cantina. Tuttavia viene in mio soccorso l’ignoranza, non intesa come impreparazione, piuttosto come “poca e recente dimestichezza con l’enomondo”, poiché mi sono avvicinato seriamente al vino proprio quando il buon Beppe ci lasciava. Dunque, leggendo Rinaldi, a me viene da pensare a Marta e Carlotta Rinaldi, le figlie di Beppe, che ne hanno raccolto il testimone. Parlando con Carlotta, le si legge negli occhi l’impegno con cui sta conducendo, assieme alla sorella, questa storica cantina. Presente e futuro sono loro. Gli assaggi? Una Barbera d’Alba 2017 emozionante, così come i due Barolo 2015, il Brunate e il Tre Tine. 


Altro langarolo DOC visitato è Claudio Fenocchio, dietro lo stand della cantina di famiglia Giacomo Fenocchio. Essendo ben stesa sul bancone una mappa delle MGA del Barolo (Menzioni Geografiche Aggiuntive per i meno avvezzi), io ne ho laidamente approfittato per farmi raccontare da Claudio, che è persona cortese e paziente, qualche caratteristica dei vari cru, il legame con ogni territorio e perché mai alcune MGA siano grandi come una provincia. 


Le parole sono state accompagnate dall’assaggio dei tre cru di Barolo 2015, appena imbottigliati: il Castellero, ancora scalpitante; il Villero, più composto, suadente, profumato e lungo, lungo…; il Bussia, potente ed austero. Ma che bello parlare di vino così…


Alla fine non ho resistito. Pur conoscendoli giá ed ammirandoli tanto, sono comunque passato da Riccardi Reale, dove ho trovato la magnifica Lorella. Niente da fare, ho un debole per lei e per Piero, persone di cultura e di visioni. Non ho resistito alla tentazione di chiederle anticipazioni riguardo il loro nuovo progetto vinicolo appena annunciato (quale progetto? Seguiteli sulla loro pagina Facebook). Poi, già che c’ero, ho anche reso onore alla nuova annata di quel vino stupendo che è il Cesanese di Olevano Romano ‘Collepazzo’ 2017.


Come penultima tappa ho puntato verso lo stand di Georgea Marini, la cui omonima cantina è ubicata in quel di Gradoli, sul lago di Bolsena. Lì regna l’Aleatico, vitigno aromatico a bacca nera che viene qui prodotto nelle versioni secca e passita. La prima di buona struttura, molto profumata e gradevole, con aromaticità e relativa chiusura amaricante da tenere in considerazione in fase di abbinamento cibo-vino; la seconda versione è di alto livello, con le sue note di fiori appassiti, frutta disidratata e idrocarburo. 


Chicca finale: Marco De Bartoli da Marsala. Banchetto preso d’assalto, ma grazie al basket, che mi ha insegnato il nobile fondamentale del tagliafuori, ho potuto godere del famoso ‘Vecchio Samperi’. Un vino grandioso. Splendido anche il Marsala Superiore Riserva 2004, con le sue note finali di biscotto e frutta secca. L’ultimo assaggio è stato riservato al Passito di Pantelleria ‘Bukkuram’, dolce, morbido e persistente, l’ideale prima di congedarsi.

Adoro questa manifestazione. Innanzitutto per lo spazio a disposizione, che dà modo ai degustatori vaganti di pensare al vino che si ha nel calice senza dover fare a spallate con gli altri. Poi per la tranquillità con cui si riesce a parlare con i produttori. Certo, questo se non ti capita il borioso di turno, che sequestra mezz’ora della vita del produttore per parlare in sostanza solo di sé stesso,l; in quel caso la cosa è un po’ più difficile, ma con pazienza ed occhiatacce ci si riesce comunque. Magari un giorno scriverò anche della fauna che circola in questi eventi. Infine trovo che, dato il livello dei partecipanti, vengano soddisfatti tutti i gusti, dagli ultras dei vini naturali a quelli meno avvezzi a tale tipologia. Insomma, io già sono pronto per l’anno prossimo.

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