Marco Ludovico – Puglia IGP “Amforéas” 2018

Giungiamo con questo pezzo a parlare dell’ultimo dei tre vini che ho preso da Marco Ludovico. In realtà il fatto che io abbia potuto provare questo vino è solo merito di Marco. Ha aggiunto di sua sponte questo vino espressamente per sottoporlo al mio giudizio. Ammetto che la cosa mi ha emozionato e mi ha fatto riflettere che, in fondo, questo minuscolo blog non è poi tanto male; che traspare una certa competenza in materia oltre ad una passione smisurata. Oppure può darsi che Marco mi abbia solo confuso con qualcun altro. In ogni caso io la bottiglia l’ho aperta e bevuta, hai visto mai…
L’’Amforéas’ è la vera luce degli occhi di Marco, il vino di cui è più orgoglioso. Tutto nasce dalla voglia di valorizzare un’uva sbeffeggiata come il Trebbiano e di misurarsi con la macerazione di uve bianche in anfora. La mente di Marco idealmente risale tutta la costa adriatica fino al Collio Goriziano, per trarre ispirazione dai maestri di questo fondamentale. Ma l’intenzione non è di scimmiottare i mostri sacri dell’anfora. Nella Terra delle Gravine Marco Ludovico vuole dare vita ad un vino del tutto nuovo, nutrendo fiducia nel Trebbiano. 
Il protocollo non è scolpito nel marmo, come è giusto che sia. La macerazione del Trebbiano può essere più o meno protratta nel tempo, dipende dall’annata. Necessario è che l’uva sia perfetta. Anche la Malvasia macera sulle bucce, in acciaio e per due settimane al massimo. Questo perché, essendo la Malvasia un’uva aromatica, prolungando il contatto con le bucce si corre il rischio di estrarre un eccesso di molecole aromatiche e tannini, finendo col dare al vino una connotazione prevalentemente amara. Il Trebbiano invece, avendo meno polifenoli nella buccia, può andare incontro a macerazioni più lunghe senza problemi. L’uso dell’anfora ha come scopo la lenta ossigenazione del liquido senza cessione di ulteriori sostanze aromatiche, come accade invece usando il legno. 


‘Amforéas’ 2018 è composto per il 70% da Trebbiano e per il 30% da Malvasia. Il Trebbiano ha macerato 5 mesi in anfora, mentre per la Malvasia la macerazione è stata di 2 settimane in acciaio. Dopo svinatura e assemblaggio il vino affina in anfora per almeno altri 6 mesi, dopodiché viene imbottigliato e comincia la sua avventura nel mondo. E potrebbe essere una lunga avventura, poiché anticipo già che questo vino ha una longevità potenziale elevatissima. Ciò non è valso per la mia di bottiglia, ma è stato fatto tutto a scopo didattico.
Nel calice il vino è un classico orange wine, ed è bello limpido nonostante chiarifica e filtrazione non siano state effettuate. Immaginavate che tutti i vini non chiarificati né filtrati fossero delle luci gialle nella nebbia? E invece no, c’è chi lavora bene e fa vini elegantissimi pur intervenendo poco o nulla. 
L’eleganza di cui sopra è replicata al naso, ed è spettacolare. Un naso di una finezza incredibile, soprattutto parlando di un bianco macerato, dove è facilissimo perdere il controllo e banalizzarne il profumo. Il naso di ‘Amforéas’ invece è esaltante, un profumo che non cede di una virgola anche a distanza di qualche giorno dall’apertura. Il primo sentore è netto e deciso: miele millefiori. E subito dopo si fanno avanti mille fiori veri e propri: zagara, ginestra, gelsomino, mimosa, fresia, camomilla. Un naso che è una primavera, un’emozione. Altri netti sentori sono di pera Williams, di agrumi canditi, di mandorla fresca, di zafferano e di biscotto alla cannella, con cenni minerali di calcare che sono però messi in secondo piano da questa vagonata terpenica.
Se il naso può anticipare un’idea di dolcezza, ci pensa l’assaggio a ribaltare la scacchiera: secca, piuttosto fresca, leggermente tannica e lievemente amara nel finale (i danni collaterali dei terpeni). E uno pensa: “ok, ma se la bocca è come la descrivi allora il vino non è buono”. Aspeeeetta. Queste sono solo sensazioni che, innanzitutto, troviamo in tanti altri vini che tutti noi beviamo allegramente. Secondo poi, ho volutamente serbato per la fine la caratteristica principe dell’assaggio dell’’Amforéas’: il finale di bocca, un’intensa e persistente aromaticità, perfettamente correlata con i profumi di questo vino splendido. Ogni volta che bevo un sorso di questo vino (servito attorno ai 12 °C è perfetto) non riesco a non annusare il calice, inesorabilmente. Una splendida ed esatta corrispondenza tra naso e palato. 
Un vino realmente notevole. 
Chapeau, Marco.

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