Dr. Loosen – QbA Mosel-Saar-Ruwer Riesling “Blue Slate” 2018

 

“E da quando i tedeschi sarebbero capaci di fare il vino? Quelli bevono solo birra”. Ecco, una frase del genere può avere una frequenza alta come il canto dei pipistrelli fra i non iniziati al succo d’uva fermentato. Brutta bestia l’ignoranza, mi ci metto anche io in mezzo: prima di essere vinosamente educato credevo che i tedeschi fossero eccellenti in ogni campo, ma sul vino no, dai, ma che ne possono sapere loro. Invece, siccome alle divinità questo popolo deve piacere particolarmente, nonostante una latitudine a dir poco sfavorevole alla viticoltura, si sono ritrovati con una delle uve più straordinarie che madre natura abbia concesso in dono ai bipedi: il riesling renano.

Quest’uva ha un corredo aromatico unico e non replicabile, totalmente differente anche dai suoi parenti più prossimi (Müller Thurgau, Incrocio Manzoni o Manzoni Bianco 6.0.13, riesling italico o welschriesling), possiede un’acidità eccezionale, una finezza regale e una longevità da vecchietto giapponese. E, già che ci siamo, dopo qualche anno in bottiglia sviluppa TDN, o in parole IUPAC 1,1,6-trimetil-1-2-diidronaftalene, che non è un insetticida bensì una delle note olfattive più apprezzate e particolari dai degustatori seriali: la nota di idrocarburo (o “di cherosene”). Non poteva essere di casa sui Castelli Romani quest’uva, no eh? Doveva per forza trovarsi a proprio agio tra i calzinosandalati eh… E vabbè.

In Germania il riesling è piantato un po’ ovunque, ma se c’è un luogo dove quest’uva eccelle è ai bordi della Mosella; un paesaggio incantevole: i ripidi pendii ai lati di questo fiume piuttosto tortuoso sono completamente piantati a riesling, con le piante non disposte in filari ma steccate individualmente. Altra particolarità della zona è il suolo composto da ardesia blu, che nei siti migliori dona ai vini una importante nota fumé. Cos’altro dire del riesling? Ah sì, che forse il suo meglio lo dà nei vini dolci, meglio ancora se botrytizzati (i famosi Trockenbeerenauslese che, maledizione, mica si riescono a trovare nelle enoteche!), riuscendo a mantenere una generosa quota acida che equilibra perfettamente la quantità di zucchero presente. Nient'atro? Vogliamo anche renderlo ideale nel trattamento dell'obesità? I tedeschi aho…

 


Ad ogni modo il Riesling esaminato dal qui presente vostro wineblogger preferito è un cosiddetto 'entry level' (cosiddetto da me), un coacervo di uve raccolte dai possedimenti di Dr. Loosen sparsi lungo il corso della Mosella (cos'è un coacervo?). Le uve vengono vinificate e affinate brevemente solo in acciaio, per poi lasciare Bernkastel entro 12 mesi dalla vendemmia. 

Nel calice il giallo paglierino è appena accennato, quasi bianco carta, segno che di materia colorante ce ne è ben poca e che è un vino che proviene da latitudini fredde. 

Al naso è un Riesling esemplare, didattico, tipico (e altri termini che piacciono tanto ai sommelier). Dominante olfattiva? Mineralità, a sventagliate: si oscilla tra selce e l'odore della pioggia, con minime note fumé. Un profumo impossibile da ritrovare in qualsiasi altro vino, una caratteristica unica che o si odia o si ama. Amo, amo.

Il profumo si completa con alcune note di frutta verde, lime e mela, di cedro candito e un lievissimo sentore di gomma.

Il sorso è tagliente, affilato, verticale (anche se non amo il termine). L'ingresso in bocca è “pizzicosino”, la bocca è tanto fresca, agrumata, con una leggera sapidità e discrete sapidità e persistenza, con chiusura che riprende la mineralità provata all'olfatto. Un vino ideale per chi volesse introdursi al Riesling.

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