La leggenda del Gallo Nero, il simbolo del Chianti Classico.

Come promesso, lasciamo per una volta da parte le bottiglie per raccontare una storia. Avrete notato che il simbolo del Chianti Classico è da sempre un gallo nero. “E come mai proprio un gallo? E perché proprio nero? È perché il gallo è in controluce? O è per via dell’inquinamento?”. Piccini, non fate gli sciocchi, suvvia.


Fonte: wikipedia


Tutto ha origine in epoca medievale. Immagino abbiate presente che i toscani, quando si tratta di darsele, anche fosse solo dialetticamente, si impegnano sul serio. A partire dalle baruffe contradaiole fino ad arrivare alle dispute fra province, se c’è da questionare i toscani non ci vanno per il sottile.

Bene, nel medioevo il loro carattere era come adesso, ma con le armi a disposizione. Proprio in quel periodo Firenze e Siena si arrovellavano per trovare un accordo sul loro confine nel territorio del Chianti. Non riuscendovi, seguitavano a picchiarsi come incudini. Finché, un illuminato giorno, decidono di posare le armi e, per risolvere la disputa, ricorrono ad una mossa aleatoria: due cavalieri sarebbero partiti un giorno prestabilito al canto del gallo dalle rispettive città; laddove si fossero incontrati sarebbe stato fissato l’agognato confine. 

Tra le variabili in gioco, la più decisiva per le sorti delle due città è la scelta del gallo: quanto prima avesse cantato, tanto prima sarebbe partito il cavaliere. Siena sceglie un bel gallo bianco, fiero e possente. I senesi lo coccolano, lo viziano, lo portano alle giostre, gli dicono “bello di mamma, lo vuoi un altro ricciarello che ti stai sciupando?”. Firenze invece sceglie un gallo nero, piccolo e secco secco. I fiorentini lo trattano amorevolmente: lo affamano, gli urlano “i tuoi genitori hanno anche figli normali?” (cit.), lo tengono al buio, gli danno dello juventino, gli fanno ascoltare Baby K ed Elettra Lamborghini. 


Fonte: Italia.it


Se Dio vuole, arriva l’alba del fatidico giorno. Il gallo bianco dei senesi si sveglia con tutta calma, si stiracchia le ali, controlla i punti neri sul becco, fa la sua giusta colazione con due uova alla Benedict e pane bianco tostato, un paio di gargarismi e poi, in grazia del Signore, omaggia il levar del sole con un chicchirichì perfettamente intonato. Il cavaliere senese allora salta in groppa al cavallo e si precipita fuori dalle mura di Siena. Galoppa trafelato, sprona il suo ronzino affinché macini più km possibili. Ha la sensazione di andare come un fulmine, mai corso così bene quel cavallo. Fino a quando, dietro una curva, ecco il cavaliere fiorentino. “E quanto ha corso codesto cavallo” pensa il cavaliere senese “oh che si è già a Greve?”. No, e si è a Fonterutoli, caro mio. Totale percorso: 12 km, su una distanza complessiva di circa 70-80 km. Male Siena, maluccio.

Il cavaliere fiorentino consola il povero cavaliere senese con un sorriso malcelato. Neanche il fiatone gli è venuto al cavallo di Siena, mentre l’altro si è lasciato alle spalle praticamente l’intera zona del Chianti, finita così sotto l’egida di Firenze. 

Sì ma come ha fatto il cavaliere fiorentino a fare tutti quei km, non potendo imbrogliare partendo in anticipo? Signori, tutto il merito è stato del fido gallo nero. Quel gallo che, maltrattato, affamato, vituperato e scornacchiato, ancora prima del sorgere del sole si è affacciato alla finestra, incazzato nero (per l’appunto), ha gonfiato il petto ed ha urlato tutto il suo biasimo nei confronti del mondo, come Cocciante in “Era già tutto previsto”, dando modo al cavaliere fiorentino di partire in largo anticipo rispetto alla sua controparte senese. Praticamente una ‘partenza intelligente’, ma senza l’autostrada.

Non si sa la fine dei due galli dopo quel giorno. Del gallo bianco di Siena un’idea me la sarei anche fatta, ho solo un’incertezza sulle erbe aromatiche usate. Riguardo al gallo nero fiorentino, penso che alla fine gli abbiano reso grazie facendolo finalmente mangiare, dandogli una gabbia più confortevole e con vista sull’Arno, magari lo avranno anche portato anche all’Antico Vinaio, chissà. Fatto sta che decenni più tardi, nel 1384, quando si trattò di scegliere un simbolo per la neonata Lega del Chianti, i fiorentini si ricordarono di quel gallo nero che consentì loro di realizzare un discreto affare immobiliare. Così come, tornando al nostro argomento preferito, lo stesso simbolo venne adottato nel 1924 dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine (evoluto nell’attuale Consorzio Vino Chianti Classico). Ed ancora oggi, dopo vari restyling, il corvino pennuto adorna fiero le bottiglie di Chianti Classico, ritratto nella sua posa maestosa mentre tuttora urla “juventino no. Tutto, ma juventino no!”. 


Fonte: montefioralle.wine



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