Casal Pilozzo – Lazio Rosato IGP “Poesia” 2014.

Il Pinot Nero è un’uva che non si concede. Ha scelto un territorio che adora e altri 5 o 6 nel mondo che sopporta. Le restanti zone le guarda con regale distacco, come a dire “io qui posso anche crescerci, ma non vi aspettate fuochi d’artificio”.

Nel Castelli Romani Il Pinot Nero è piantato a titolo quasi sperimentale. Non si è così certi che a queste latitudini esso si esprima in tutta la sua finezza borgognona, dato il clima che ne accelera la maturazione tecnologica con ampio distacco rispetto alla maturazione fenolica. Considerando che è anche un’uva piuttosto delicata, un viticoltore deve pensarci 100 volte prima di rischiare il proprio guadagno scommettendoci su. 

Ecco, questo nei casi normali. Poi ci sono persone come Antonio Pulcini, il proprietario della cantina Casal Pilozzo a Monte Porzio Catone, che ha deciso di andare ‘a sentimento’. Sui Colli di Catone, a 350 metri circa s.l.m., l’aria non è afosa e Antonio ritenne non fosse del tutto fuori luogo piantare qualche marza di Pinot Nero. In questo angolo di Vulcano Laziale affacciato su Roma, quest’uva viene vinificata in tre modi: in rosato, in purezza e, nel caso del vino San Cristiano, in blend 50:50 con il Cabernet Sauvignon (?!). Scelte inconsuete? È perché non conoscete Antonio Pulcini. Antonio il suo soprannome “il pazzo” se lo era meritato per l’usanza di fare vendemmia verde in anni insospettabili, con i contadini che consideravano una vera pazzia quello spreco d’uva. In seguito alcune sue scelte di cantina hanno dato ulteriore consistenza a quel soprannome; ma avremo altre occasioni per parlarne (ricordate queste parole: Malvasia del Lazio invecchiate più di venti anni…).


 


Pinot Nero rosato dei Castelli Romani, dunque (anzi, ordunque). Vendemmiato tra settembre ed ottobre, il Pinot Nero viene lasciato a macerare per 24 ore prima della svinatura. Poi, nel nostro caso, dopo il breve affinamento in acciaio, il vino finisce in bottiglia a riposare. E ci riposa per dei lunghi anni: dal 2014 fino ad oggi. Questo dà un senso al colore del vino, di un arancione pieno che tende al rosso del corallo, tuttora di grande brillantezza. Un colore estremamente vivo, un’argomentazione da opporre a chi sostiene che i rosati vadano bevuti entro uno o due anni: signori, dipende dai rosati.

Al naso il primo banco di prova, dove capiamo se questo vino è una mummia ben agghindata oppure un giovanotto ancora prestante. Spoiler: è prestante. I profumi non giocano ovviamente sulla freschezza immediata. Il tempo li ha resi più maturi, forse meno ‘scontati’ per la tipologia di vino, nondimeno sono pienamente vivi (e ho detto ‘nondimeno’). Frutta ce ne è e in quantità, soprattutto lamponi e fragoline di bosco; magari non sono freschi come appena raccolti, diciamo che il profumo ricorda più una glassa di fragoline e lamponi, non già una marmellata, di degna intensità e finezza olfattiva. La componente vulcanica c’è, una bella fumata di fucile. C’è una nota di arancia sanguinella, c’è anche un sentore terroso e molta liquirizia, molto probabilmente risultanti dalla terziarizzazione degli aromi. Ci sono profumi di erbe aromatiche fino ad arrivare ad una nota di olive nere al forno, altro  ragionevole esito dell’affinamento in bottiglia. A mio giudizio un profumo complesso e godibile.

In bocca il vino è solido, è materico per così dire. La caratteristica principale è un’elevata sapidità, che delinea i contorni del sorso. In questa cornice minerale (ma perché non ‘splendida cornice minerale’?) si inserisce una freschezza comunque notevole e una morbidezza apprezzabile verso il finale di bocca. Le sensazioni aromatiche sono più riconducibili alle spezie rispetto alla frutta, e in generale il sorso è incentrato su una percepibile concretezza.

È un vino che richiede al suo fianco una portata dal sapore altrettanto deciso, pena l’annientamento del piatto. Per cui niente oratina al forno, meglio un bel piatto della tradizione romana, tipo un pollo con peperoni. Poi come digestivo serve una latta di grappa alla genziana, ma questo è altro materiale da romanzo.

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