Michel Redde et fils – Pouilly Fumé AOC “Petit F…” 2018

Era destino che prima o poi anche in questo blog si sarebbe approdati in Francia. Non si può parlare di vino ignorando i nostri simpatici cuginetti. Possiamo e dobbiamo essere nostri tifosi, difendendo con il giusto livore la nostra avogadresca* varietà vitivinicola. Tuttavia non si può far finta che oltre la Val d’Aosta siano capaci solo a non detergersi adeguatamente le pudenda e a fare smorfie per dire la parola ‘acqua’. Avremo anche piantato noi romani le barbatelle lì giù, ma poi, come è stato per gli argentini con gli inglesi riguardo el fùtbol, a un certo punto i francesi hanno cominciato a fare di testa loro (strano comportamento per i francesi…). Gli argentini nel calcio hanno ringraziato gli inglesi degli insegnamenti, ma poi hanno buttato via il libro di testo e ne hanno scritto uno tutto loro, mostrando al mondo come ‘la nuestra’ fosse un modo assai più bello di prendere a pedate una palla. Allo stesso modo, nei secoli i francesi hanno giocato con le viti e masticato letteralmente i loro terroirs, osservando gli effetti di uva e suolo sul vino. Il loro obiettivo è sempre stato non tanto produrre un alimento, ma ambire ad un’alta qualità, puntare al matrimonio perfetto tra territorio, uva e tecnica di vinificazione. Obiettivo centrato, direi. Da quattro secoli. 
Il vino con cui qui espatriamo per la prima volta è un Pouilly Fumè, celebre AOC della Valle della Loira. Il fiume è noto principalmente per i tanti castelli, che hanno regalato alla regione la nomina fra i Patrimoni dell’umanità UNESCO. Per noi enofili però la Loira si collega automaticamente a Muscadet, Anjou-Saumur, Touraine, Sancerre e, appunto, Pouilly Fumé, tutte AOC poste a ridosso del fiume. Siamo abbastanza alti, 47° parallelo, e il clima è piuttosto rigidino a queste latitudini. Se non che ci pensa la Loira a mitigare l’atmosfera e renderla adatta alla coltivazione della vite (“volano termico” tra 3, 2, 1).
Il Pouilly Fumé è un vino ottenuto esclusivamente da Sauvignon Blanc. La particolarità di questo vino, che si intuisce già nel nome, risiede nel complesso terreno in cui il Sauvignon affonda le radici. Esso è un misto di suolo kimmeridgiano (alternanza di marne a banchi di calcare con fossili di piccole ostriche), di argilla e, molto importante, di ‘Silex’, di selce. Si ritiene che sia proprio quest’ultima componente a donare al vino la tipica nota, appunto, fumé. Dato il suo potere caratterizzante, i vigneron spesso vinificano separatamente le uve provenienti dai terreni a più alta densità di selce (e se li fanno anche pagare cari, ma vagli a dare torto). Particolarità: Sancerre e Pouilly-sur-Loire si guardano in faccia dai due lati della Loira, ma a Sancerre di Silex ce n’è poca o nulla. In 15 km la stessa uva dà vita a due vini totalmente differenti. Una cosa simile esiste anche da noi con Ghemme e Gattinara, due paesi separati dalla Sesia, a distanza percorribile da un aeroplanino di carta, eppure uno poggia su suolo morenico, l’altro su suolo vulcanico. Ma questa è un’altra storia.


Il Pouilly Fumè “Petit F…” di Michel Redde è un assemblaggio di uve Sauvignon Blanc provenienti da tre diverse vigne, di età compresa tra i 10 e i 15 anni. Vendemmiate abbastanza precocemente, per mantenere un discreto saldo di acidità, le uve vengono pigiate e  fermentano a 16-18 °C, quindi il vino matura in acciaio per 3 mesi prima di essere imbottigliato. Un vino che punta tutto su freschezza e immediatezza, come espresso anche dall’azienda, che suggerisce di berlo entro 2/3 anni. Potevo io, umile appassionato, non rispettare il loro volere? No, e infatti l’ho stappato e versato con grande spirito aziendalistico.
Il colore del vino è un giallo paglierino scarico. I profumi sono assai intensi ed accattivanti, con esordi floreali di tiglio e gelsomino, seguiti da mela verde e susina, fragranza di lievito, fieno tagliato e l’attesa nota di pietra focaia. Un momento, niente bosso/foglia di pomodoro/pipì di gatto? Nossignore. Lo stereotipo classico del Sauvignon Blanc non è pervenuto sulla Loira. Vuoi il bosso? Esci in giardino e snasa una siepe. Vuoi la foglia di pomodoro? Prego, scarpe adatte e vai all’orto. Vuoi la pipì di gatto? Annusa una lettiera. 
In bocca il vino scorre lasciando sulla lingua una iniziale sensazione di ‘pseudo-dolcezza’, per poi lasciare i riflettori a questa notevole freschezza. Finale di bocca intenso e lungo, caratterizzato da grande sapidità, con un blando ritorno anche della nota fumé in chiusura. Per essere un Pouilly Fumé di ‘basso profilo’ (viti giovani, non da singola vigna su selce, prezzo per normoabbienti) è stata una bevuta molto più che soddisfacente. 

*Avogadresco: che rimanda al numero di Avogadro (6,022 x 10^23). È un numero grande. Molto grande. Arriverei anche a definirlo, senza tema di smentita, grandissimo.

Nessun commento:

Posta un commento