Raìna – Spoleto DOC Trebbiano Spoletino 2018

Francesco Mariani è un grande. Senza troppi giri di parole. Se due indizi cominciano a fare una prova, dopo un suo sontuoso Montefalco Rosso 2016, bevuto come si beve un thè freddo dopo una partita di beach volley, sento ora di potermi esporre con il Trebbiano Spoletino 2018. La sua cantina in quel di Montefalco è già nel mio mirino, presto o tardi andrò ad arrecargli disturbo (sempre che non mi cacci a pietrate. Nel qual caso, lo capirei benissimo). Già perché, come se non bastassero i suoi vini, anche la sua storia desta interesse: nato cuoco, nel 2002, a 24 anni, diventa viticoltore con l’amico Andrea Mattioli e sceglie di coltivare le sue viti seguendo i precetti della biodinamica, senza l’ausilio di prodotti chimici convenzionali e di lieviti selezionati. Battezza la sua cantina ‘Raìna’, il soprannome del contadino che coltivava quelle terre prima di lui, e comincia un’ascesa che lo porta al momento attuale, dove Raìna è un’azienda di riferimento nell’areale del Sagrantino. Ulteriore nota di colore: il nickname di Francesco Mariani su Instagram è @maturana78. Sono piuttosto certo che l’omaggio sia stato fatto ad Humberto Maturana, biologo, sociologo e filosofo cileno. Io sono molto più elementare e mi piace vederci un parallelismo con Francisco Maturana, leggendario allenatore colombiano degli anni ’90. La comparazione non è che sia poi così illogica: Francisco Maturana ha portato il gioco della Colombia negli anni ’90 su vette di assoluto splendore, mai raggiunte in precedenza. Non aveva a disposizione i tanti talenti brasiliani o argentini, non ha neanche raccolto quanto seminato, esclusa la Copa América del 2001 (vinta senza subire alcun gol), ma delle sue squadre restano in mente ancora oggi brillanti lampi di calcio (un esempio su tutti: Estadio Monumentàl di Buenos Aires, 1993, Argentina – Colombia 0-5). L’ardire di mettersi a giocare con i ‘Brasile’ ed ‘Argentina’ dell’areale di Montefalco, il perseguire una strada non ancora asfaltata e sicura come quella della biodinamica e gli ottimi vini prodotti contribuiscono a farmi propendere per questo paragone.


Con il Trebbiano Spoletino Raìna percorre la strada della macerazione sulle bucce per 10 giorni, a guisa di orange wine, con affinamento in acciaio. Lo Spoletino, lo abbiamo visto recentemente, è un vitigno che si presta a molteplici interpretazioni ed ancora non ne è stata definita una linea stilistica precisa. La macerazione sulle bucce dona al vino innanzitutto un colore che ondeggia tra l’oro e l’ambra. L’intensità del profumo è notevole, le prime note che risaltano sono miele e propoli, seguite poi da un grazioso mazzolino di fiori: rosa, ginestra, mimosa e camomilla. La carrellata di odori continua, con albicocca, mandarino e bergamotto, con zenzero e scorze di arancia canditi, con tante spezie, pepe bianco, noce moscata e cannella, ed erbe aromatiche, salvia e mirto. Infine cenni di grano, mandorla e sullo sfondo una mineralità calcarea. Una complessità stupenda. In bocca il vino scorre fresco, sapido e con una sensibile tannicità, ricco di sapore e con una chiusura di mandorla fresca. Più che discreta anche la longevità a bottiglia aperta, con il vino che resta godibilissimo mantenendo quasi immutati profumo e sapore. 
Rileggo tutto. Rileggo la prima frase. Confermo.

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