Innanzitutto
buon 2021 a tutti voi.
Come primo post
del nuovo anno, nonché
100simo post di questo candido blog, partiamo molto dignitosamente:
attueremo un bel confronto tra due Barolo della stessa annata
provenienti da due MGA differenti: Le
Coste di Monforte
e Bussia.
Il confronto è stato possibile grazie alla cortesia di Amalia
Cascina in Langa e di Rosanna Ferraro, che mi hanno fornito
l'occorrente per porlo in atto: i vini. L'annata per entrambi è la
2016, e sono consapevole che aprire un Barolo di soli 4 anni di età
è un parziale errore (non dirò mai la parola “infanticidio”, e
fatemi anche voi il favore di non utilizzarla in ambito enologico: è
un'idiozia). Un Barolo non si dovrebbe bere prima degli 8-10 anni
dalla vendemmia, tempo in cui l'acidità e il tannino del nebbiolo
avranno avuto modo di imparare le buone maniere. Però non ce l'avrei
mai fatta ad aspettare 4 anni per operare questo confronto; voglio
dire, oggi ci siamo, domani chissà. E poi non avevo ancora stappato
un Barolo per questo blog. Come scrisse De Filippo: “Embè
/ Che fa m' 'o guardo?”.
I meno avvezzi
avranno l'ardire di domandare: “maestro (tanto per cominciare
l'anno nuovo sulle ali della modestia), ma cosa mai saranno queste
MGA?”. Figlioli, vi spiego: le MGA (Menzioni Geografiche
Aggiuntive) sono delle sottozone individuate all'interno dei confini
della Denominazione di Origine, in questo caso Barolo DOCG, le cui
peculiarità sono ritrovabili all'interno dei vini prodotti. Sono 172
MGA, ufficializzate nel 2010.
Un esempio
pratico ed
irriverente per
comprenderle meglio: ci
sono zia Maria, zia Concetta e zia Clementina; tutte e tre fanno la
lasagna della domenica come ha insegnato nonna Assunta, stesse dosi.
Però zia Maria abbonda col parmigiano, zia Concetta lascia la
besciamella più lenta mentre zia Clementina, che non ci vede bene,
scarseggia un po' col sugo. Il risultato sono sempre tre lasagne
praticamente identiche, chi mangiasse come una tramoggia non
noterebbe differenze; eppure le differenze ci sono, sottili ma non
celate ad un palato allenato. Lo stesso vale per le MGA: il Barolo è
sempre 100% nebbiolo, ma da vigna a vigna qualcosa cambia, e quel
qualcosa è dato dal terreno (suolo, altitudine e orientamento). Di
questo esempio credo mi vergognerò tra qualche anno (o giorno), ma
ci
vedo una concretezza calcestruzzesca.
Ritorniamo professionali: le due MGA oggetto del disquisire odierno
si trovano nel territorio comunale di Monforte d'Alba, la Bussia sul
versante nord-occidentale mentre le Coste subito ad est del paese. Il
comune di Monforte si trova sul suolo Elveziano, e anche qui serve
una minima nota a margine, ma sarò breve (e senza esempi
'particolari').
Il territorio del Barolo si divide tra suolo Elveziano e suolo
Tortoniano. Il primo comprende i comuni di Serralunga d'Alba,
Monforte d'Alba e Castiglione Falletto, è costituito da marne grigie
compatte, arenarie di Diano e Formazione di Lequio e dà vita a vini
austeri, di grande struttura ed alcolicità e adatti a un lungo
invecchiamento; il secondo comprende i comuni di Barolo, La Morra,
Novello e Verduno, è caratterizzato da marne azzurre e da esso
provengono vini eleganti, molto profumati e con margini di
invecchiamento più limitati (stiamo sempre parlando di Barolo, 'più
limitati' potrebbe voler dire 90 anni contro 100).
Fonte: www.cascinaamalia.it/vigneti/vigneto-fantini-bussia |
Nella Bussia troviamo, a 470 metri s.l.m., il vigneto Fantini di
Amalia Cascina in Langa, sul punto più alto della collina Bussia.
0,63 ettari orientati a sud-ovest, con le radici del nebbiolo ben
salde nelle arenarie di Diano che costituiscono il territorio del
cru.
Fonte: www.cascinaamalia.it/vigneti/vigneto-le-coste |
Il vigneto de Le Coste di Monforte si trova al limite meridionale
della denominazione, 0,99 ettari a 400 metri circa s.l.m. orientati
verso sud-est. Qui il terreno è composto da marne di sant'Agata
fossili sabbiose, quindi vi è una maggior componente argillosa che
non ritroviamo nel vigneto Fantini della Bussia.
Tutto questo girovagare per vigne però mi ha messo sete. È giunta
l'ora di stappare.
Il primo a finire sul banco degli imputati è il Barolo Le Coste
di Monforte. Vendemmia
effettuata il 18/10/2016, 20 giorni di macerazione, elevazione in
barriques non nuove per 12 mesi, poi in botti da 26 hl per altri 15
mesi, quindi una pennichella di altri 24 mesi in bottiglia prima
dell'abbandono della cascina materna.
Nel calice il vino si presenta di
un rosso a metà tra il rubino e il granato. Il profumo è molto
intenso, inizialmente caratterizzato da sottobosco e foglie secche
per poi far emergere la frutta rossa appena matura (ciliegia e
lampone), violetta, cuoio, cioccolato, radice di liquirizia, sentore
ematico, leggero tabacco, chiodo di garofano e pepe bianco. In bocca
questo Barolo è aguzzo e severo, la freschezza accentua la tannicità
ancora scalpitante come un gatto sdraiato sulla schiena. Il sapore è
molto intenso, caldo, fruttato, bella sapidità e lungo finale di
bocca.
Il secondo vino chiamato a deporre,
il Barolo Bussia, ha
visto la luce il 17/10/2016, giorno di vendemmia. Anche per il Bussia
ci sono stati 20 giorni di macerazione, elevazione in barriques non
nuove per 12 mesi, altri 14 mesi in botti da 26 hl e un paio di
annetti passati chiuso in vetro a meditare.
La degustazione del Barolo Bussia
comincia come il Le Coste (stesso colore, stesse note olfattive
iniziali di bosco autunnale), ma poi prende una strada un po' più
asfaltata, agevolando un minimo di più il degustatore. Al naso la
frutta rossa è leggermente più matura rispetto al fratello, si
apprezzano cenni di lavanda e violetta, di leggero marzapane e noce
moscata, di concentrato di pomodoro, una bella balsamicità, ruggine,
tabacco e china. Sempre rispetto al suo omologo, in bocca il Bussia è
meno aguzzo, più corposo, più fruttato, di pari tannicità e
comunque molto fresca, sapida, sensibilmente più intensa e di pari
persistenza.
Riflessioni post-assaggio: i due
Barolo erano giovani, ma giovani davvero, e questo già lo sapevamo.
In comune i due vini hanno un tenore alcolico pronunciato (14,5% e
15% rispettivamente, molto ben integrato a dire il vero), una certa
severità in bocca e una complessità olfattiva buona ma ancora in
fase di sviluppo, un peccato di gioventù. Le differenze più
evidenti che ho trovato sono il maggior corpo e i profumi più
'caldi' del Bussia rispetto al Le Coste, e tutto è riconducibile al
territorio: i vini della Bussia sono generalmente molto intensi e
fruttati, mentre la matrice marnosa del Le Coste dà origine a vini
più freschi e dai profumi centellinati. Questo a ulteriore
dimostrazione della magia del vino: due vini, apparentemente uguali,
riescono a far emergere tante diverse sfumature a chi si sappia
avvicinare a loro con naso e palato curiosi.
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