Vigneti Massa – Vino Rosato “Terra Libertà Marca Obertenga” 2018

Fare un vino rosato partendo da due uve a bacca rossa ed una a bacca bianca, metterlo in una bottiglia dal vetro scuro, nascondendone il colore, e chiuderlo con un tappo a vite. A chi potrebbe venire in mente un’idea del genere? A uno sprovveduto, un novizio, uno che non abbia idea di come funzioni il marketing. Oppure a un vignaiolo abituato a pensare fuori dagli schemi. Selezionate quest’opzione, perché il vignaiolo di cui si parla è Walter Massa.

E chi è Walter Massa?”. Miei cari fanciulli, Walter Massa è un patrimonio della viticoltura italiana, punto e basta. È uno che negli anni ‘80, in mezzo a un mare di Cortese disse: “e se ricominciassimo a piantare del Timorasso?”. Se fate silenzio sentirete ancora l’eco delle risate dei suoi colleghi di allora. “E perché mai? Il Timorasso è scorbutico, germoglia presto e matura tardi, le rese sono basse e il raccolto non è mai sicuro. Vuoi mettere con il Cortese, dalle belle rese, resistente e con i chicchi belli grossi?”. Walter Massa li saluta con l’altra mano e fa il dannato diavolo che vuole. Il risultato di oggi è che i suoi Timorasso sono dei vini mostruosamente grandi: eleganti, pronti da bere ma anche longevi. Con la sua determinazione, e praticamente da solo, ha messo sotto la luce dei riflettori la zona dei Colli Tortonesi. Direi che ha acquisito la giusta credibilità per produrre un rosato con quelle caratteristiche.

E ve lo dico, già con il tappo a vite ero stato conquistato. Sì perché bello il sughero, bello il romantico atto dello stappare, bello l’armadio, bella la cassapanca, bella la boiserie, ma se mai dovessi spendere centinaia di euro per una bottiglia di vino, coccolandomela per una decina di anni, e stappandola, magari per un’occasione speciale, quel vino sapesse solo di TCA (tricloroanisolo. Cartone bagnato. Tappo. Maledetto tappo.), ecco se accadesse diciamo che non affronterei la cosa con la dovuta calma e con senso della misura. E, se mai dovesse accadere, credo che se faceste il silenzio di cui sopra, sentireste stavolta parole che nella Bibbia non ci sono. Bene, tutto questo è evitabile con il tappo a vite. Game, set and match. “Eh, ma così il vino in bottiglia non evolve. È mummificato”. Ok, dico solo Riesling renano. Lì chiudono con il tappo a vite pure la porta della cantina, e mi sembra di ricordare che abbiano una più che discreta evoluzione nel tempo. Il discorso è lungo, ma sappiate che sarò sempre pro-tappo-a-vite.

 


Finalmente giungiamo al vino, un blend insolito composto per il 50% da Barbera, per il 30% da Cortese e per il 20% da Freisa, che nel calice è di un luminosissimo rosa ramato carico.

Il naso non gioca in punta di fioretto, eppure non difetta in eleganza e complessità, pur dichiarandosi vino di terra. Terra che, sotto forma di sentore olfattivo, fa da sfondo a tutte le sfumature odorose di questo vino, dal lampone all’arancia rossa, alla prugna rossa, alla fragolina di bosco, al fieno fresco e a un deciso sentore di liquirizia. 

In bocca il rosato di Massa non blandisce il fruitore (eh?), gli fa capire che è un vino, fatto e finito. Non si avvicina allo stereotipo banale del rosato morbidino e amabile al gusto. Questo rosato entra deciso, fresco ma con una sapidità notevole. L’aroma di bocca richiama gli aromi fruttati, con un finale di bocca piacevolissimo e molto lungo su toni di liquirizia.

Un vino rosato che sfida tutti gli stereotipi possibili, li accartoccia e li getta nel cestino in fade-away gridando “Kobeee!”. 

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