Sassotondo – Maremma Toscana DOC Ciliegiolo 2019

Il nome fa tanto. Il nome che una cosa si porta appresso ne determina il successo. Se un nome ha fascino, o se trasmette mistero, desterà curiosità in chi vi incappa. Portiamo il discorso sul piano dell’uva e del vino (e sennò cosa ci stiamo a fare qui):  Chardonnay. Suona bene, risveglia quell’esterofilia francese che rende tutto automaticamente à la page (e infatti lo Chardonnay lo piantano dappertutto in Italia, con risultati a volte discutibili). Altro esempio: Nebbiolo. Nebuloso, misterioso. Il nome attrae, l’unicità di gusto dei vini a base Nebbiolo poi fa il resto.
È vero anche il contrario: Sangiovese. “Ma come, l’uva più piantata in Italia? Che dà dei vini che sono il simbolo dell’Italia nel mondo?”. Bravi, ma per diventare famoso il Sangiovese ha dovuto cambiare nome: Brunello, Morellino, Prugnolo Gentile. Un po’ come Michele Salvemini, che è diventato noto a tutti solo col nome di Caparezza, anche se passando da un discutibile Mikimix (ora i puristi si incazzeranno per aver osato accostare Caparezza al Sangiovese. Well, my castle, my rules).
In questo scaglione trova posto anche il Ciliegiolo. Dal nome ci si aspetterebbe un vino leggerino, che sappia prevalentemente di ciliegia e stop. Eppure anche il Ciliegiolo ha molto da dire. Certo, magari non riesce a reggere il confronto con uve più complete come Sangiovese o Cabernet Sauvignon, ma possiede comunque una sua complessità, non si riduce a una Dr. Pepper liscia. E i ragazzi di Sassotondo puntano molto su questa varietà autoctona toscana, fin dagli esordi. 
Sassotondo nasce dalla volontà di Carla Benini e Edoardo Ventimiglia. La loro storia è comune a molti vignaioli: la vita cittadina che a un certo punto va stretta e il bisogno vitale di ritornare alla terra. E, se ci sono vocazione e dedizione, raramente i risultati saranno fallimentari. L’azienda Sassotondo sorge in piena Maremma toscana, a Sovana, frazione di Sorano (GR), su terreno prettamente tufaceo. Esordiscono con la prima vendemmia nel 1997, con uve da viticoltura biologica, evoluta nel 2007 in biodinamica. Uva di punta, come detto, è il Ciliegiolo, che viene vinificato in varie versioni, dalla “base” da me degustata ai cru aziendali del vigneto San Lorenzo.
 


Essendo una 2019, con nemmeno 12 mesi di vita, il colore del vino nel calice è prevedibilmente purpureo/violaceo molto profondo. Macerazione e fermentazione per 15-20 giorni senza lieviti aggiunti, poi svinatura e riposo per pochi mesi, tutto in acciaio.
La gioventù del vino si apprezza ancor di più al naso, con il tipico tratto vinoso che tanto fa dannare i corsisti sommelier. Poi, nomen omen, intensi ricordi di ciliegia, accompagnati da altra frutta rossa (fragola) e scura (mora). Notevole la componente floreale, di geranio e rosa, e intenso è un sentore a metà tra la terra secca polverosa e la pietra focaia. Per ultima si fa notare una nota speziata, di pepe e leggera noce moscata.
In bocca il vino è molto fresco, molto succoso e scarsamente tannico. Il sapore è intenso e persistente e il vino possiede un bel corpo, con un finale di bocca che oscilla tra frutto e sapidità. Per non essere il vino di punta di Sassotondo, è di ottima qualità, con una grande piacevolezza e facilità di beva.

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