Luigi Giusti – Lacrima di Morro d’Alba DOC “Lacrima” 2018

Una delle affermazioni più divertenti da ascoltare è: “d’estate si devono bere i vini bianchi: i rossi sono troppo pesanti”. Ho disistima di persone che hanno detto cose meno gravi.

Certo, bere un Bordeaux in riva al mare a mezzogiorno, magari a temperatura ambiente (ma di quell’ambiente), risulterebbe autolesionista a livelli Van-Goghiani. Ma, grazie a madre natura, esiste una pletora di vini rossi dal diverso tonnellaggio. Ed esiste anche il frigorifero, non va scordato. Un vino servito sopra i 18 °C va bene solo se è vin brulè. 

La Lacrima è un vitigno semiaromatico, degnamente pigmentato, che trova come terra d’elezione le colline marchigiane attorno al paese di Morro d’Alba. Dolce e profumata, venne anche usata come uva da tavola, finché qualcuno non urlò come Steven Tyler che era un dannato spreco non vinificarne ogni singolo acino.

Ed ora la domanda che tutti i bambini mi fanno ogni volta: “Perché si chiama Lacrima?”. Bambini, non ci credereste mai: raggiunta la piena maturazione, la buccia dell’uva si lesiona facendo fuoriuscire delle rosse goccioline, come fossero appunto delle lacrime [esclamare tutti insieme “oooh”].


 

La Lacrima di Morro d’Alba DOC dell’azienda Luigi Giusti è 100% Lacrima (non è un dato da nulla: da disciplinare si possono utilizzare fino al 15% di altre uve rosse autorizzate). Dopo pressatura e fermentazione in acciaio, il vino svolge la fermentazione malolattica ed affina parte in botte grande e parte in barriques per 4-6 mesi, più altri 4 mesi in bottiglia per riprendersi dallo stress prima di uscire a visitare le terre emerse. 

Nonostante abbia quasi due anni, nel calice la Lacrima è di un rosso porpora pieno e quasi compatto, con una notevole carica antocianica. 

Il naso è ‘acchiappesco’. È intenso e profumatissimo, con una carica aromatica potente ma che non sfocia nella noia. Si ritorna continuamente ad annusare questo vino, il profumo è piacevolissimo, connotato principalmente da fiori, tanti fiori. Rosa, geranio, viola, glicine, sembra di stare in un vivaio. Si fa largo anche la frutta rossa e scura, soprattutto ciliegia e ribes nero. Poi, accompagnate da cenni leggeri di tabacco dolce, emergono due note importanti: menta e di pepe. E anche sostando vari minuti nel bicchiere il naso non perde né di intensità né di finezza.

In bocca si apprezza inizialmente la notevole componente acida, per nulla annientata dalla malolattica. Questa freschezza risulta azzeccata per dare equilibrio ad una bocca che comunque morbida. Il tannino è poco percettibile, l’ingresso è lievissimamente abboccato e molto intenso, mentre la chiusura è decisamente lunga, con chiusura su toni floreali.

È un vino rosso perfetto da bere in estate, nonostante il corpo non sia etichettabile come ‘esile’ (non è una Schiava altoatesina, per intenderci). Però ha grande serbevolezza e non fornisce alcuna sensazione di pesantezza. L’azienda consiglia di berlo a 16-18 °C, ma i meravigliosi profumi e la quasi assenza di tannino me lo hanno fatto apprezzare maggiormente attorno ai 14 °C. La prossima volta che farete una braciata, nella ghiacciaia una bottiglia di Lacrima fatecela capitare.


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