Cave Mont Blanc de Morgex et de La Salle – Valle d’Aosta DOC Blanc de Morgex et de La Salle “Vini Estremi” 2018

Ci sono posti in cui, se vuoi coltivare una vigna, devi essere pazzo. Intendo il senso principale, il significato letterale del verbo ‘dovere’: essere obbligati, tenuti a fare qualcosa (Dizionario Sabatini-Coletti). E chi coltiva vigne in Valle d’Aosta (o anche in Valtellina, in Liguria o sulla costiera Amalfitana, per citare altri luoghi discretamente scoscesi) è obbligato, è tenuto ad essere pazzo, a non pensare in termini di normalità, di comodità. Non puoi portare un trattore su un terrazzamento a 1000 metri, a maggior ragione se questo è largo come una sdraio. Dissodare a mano la terra? Provateci voi, in una regione dove il suolo è spesso classificabile come ‘sasso’. Tutto questo ad altezze che, per il Priè Blanc, raggiungono tranquillamente i 1000 metri. 

Ribadisco, bisogna essere pazzi per fare vino in posti del genere (questo è il posto giusto per infilarci le parole viticoltura eroica); oltretutto vino che si compra a prezzi assai ragionevoli, che non restituiscono l’entità della fatica spesa per la loro produzione. E con i vini della Val d’Aosta difficilmente si manca il bersaglio.

La cooperativa Cave de Morgex et de La Salle, con sede a Morgex, riunisce un centinaio di soci per venti ettari totali di superficie vitata. Basta un briciolo di matematica per intuire come il territorio valdostano obblighi a un frazionamento dei vigneti a mo’ di mosaico. Il vitigno principe della zona è il Prié Blanc, vitigno d’altura se ce ne è uno, che dà il meglio di sé quando riposa sulle pupitres. La spiccata acidità, la mineralità e i profumi finissimi dovuti alle escursioni termiche della zona, fanno sì che il metodo classico sia l’opzione preferibile per esaltare quest’uva.

 

 

Il Blanc di Morgex et de La Salle “Vini Estremi” è la versione ferma del Prié Blanc valdostano. Un perfetto vino estivo, da servire a 8-10 °C per affrontare la canicola stagionale con le lance acuminate della sua freschezza (“La Settimana INCOM racconta il vino”).

Il dipinto in etichetta rappresenta un pingue ometto, dalle fattezze quasi boteriane, intento a governare un tralcio di vite in mezzo a una marea di rilievi, ammorbiditi dall’artista per non impressionare i più suscettibili. E anche così morbidamente rappresentata (vorrei vedere un paziente del Dr. Nowzaradan lavorare una vigna in una zona a pendenze spesso in doppia cifra), fa impressione la viticoltura valdostana, reclama rispetto.

Nel calice questo Blanc di Morgex et de La Salle mostra la paradigmatica brillantezza e cristallinità dei vini alpestri, con una colorazione giallo-verdolina appena accennata, quasi impercettibile. 

Il naso è mediamente intenso, con dominanti minerali, floreali e fruttate; i profumi principali sono di biancospino, di succo di limone, di mela verde ed in sottofondo si avvertono residue note di lievito.

La bocca è, come ipotizzabile già dalla tipologia di vino e dall’aspetto nel calice, molto fresca. La freschezza è il tratto principale, che solo verso il finale di bocca fa trasparire una discreta sapidità. Di intensità apprezzabile e media persistenza, il “Vini Estremi” è un buon esempio di vino alpestre, leggero (11,5% in alcol) e bevibile.

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