Damiano Ciolli - Cesanese di Olevano Romano Superiore DOC Silene 2018

È notizia della scorsa settimana la premiazione del “Silene” 2017 di Damiano Ciolli con i Tre Bicchieri, la massima onorificenza del Gambero Rosso, raggiunta per la prima volta da un Cesanese di Olevano Romano.
Perciò ho deciso di stappare un Cesanese di Olevano per festeggiare l’avvenimento. Non che servisse un pretesto per tirare il collo a una bottiglia, ma dicendo così tutto si ammanta di un’accattivante connotazione celebrativa. Via Instagram ho sottoposto a sondaggio la scelta tra il Tyto di Marco Antonelli e il Silene di Damiano Ciolli. L’altissima affluenza alle urne si è chiusa in un sostanziale pareggio, dunque ho optato in modo arbitrario per il fratello minore del vino recentemente premiato.
Silene 2018 è il vino “base” di Damiano. Prima vinificato in acciaio, Damiano e la sua compagna Letizia Rocchi, l’enologa dell’azienda, hanno poi scelto l’uso del cemento per l’affinamento del Silene. Circa un anno a riposo sulle fecce in blocchi di cemento, poi imbottigliamento e altri 6 mesi di siesta in cantina prima di andarsene in giro per il mondo. Ah, ovviamente di lieviti selezionati non se ne parla, lì si vinifica come natura comanda. Ora, siccome sono andato a disturbare direttamente in cantina (ma ho disturbato troppo poco per i miei gusti, quindi andrò sicuramente un’altra volta), il Silene 2018 è stato liberato prima dei termini di detenzione.
Di un bellissimo rosso rubino trasparente, il Silene regala profumi gentilmente selvatici. Domina un costante sentore di humus e di sottobosco, che viene sostenuto da liquirizia e cardamomo (è un sentore che si riesce a sentire spesso nei Cesanesi ben fatti. E sì, il cardamomo lo conosco davvero). Si avvertono sentori di pomodoro secco, ribes rosso, rosa selvatica, cuoio e mallo di noce. Sì, capisco che solo leggendo i descrittori aromatici si possa pensare maluccio del vino (o di chi lo sta descrivendo) ma, come ho detto all’inizio, i profumi sono sì selvatici ma in modo assai gentile, trasmettono gran fascino e non sono affatto disturbanti. La bocca è fresca, leggermente tannica, moderatamente riservata ma proprio per questo golosa, con una persistenza ben durevole. Si concede poco a poco e questo invoglia a berne ancora. Oh, moderatevi nel bere mi raccomando, non vi fate riconoscere.

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