Torre dei Beati – Trebbiano d’Abruzzo DOC “Bianchi grilli per la testa” 2017

Una delle soddisfazioni di un enotecario è sentirsi dire “vai, mi fido: sceglimi te una bottiglia”. E il buon Alessandro di The Winery Is (Via Franco Sacchetti 5, Roma, zona Talenti; merita la visita, anche solo per bere un bicchiere e fare due chiacchiere con Alessandro), nell’ordine effettuatogli ha colmato lo spazio vuoto nel cartone con questo vino abruzzese.
Straight outta Loreto Aprutino. “Ah, ho capito: Valentini”. Spiacenti, non me lo posso permettere (e non ci devo riflettere / te lo dico a chiare lettere). E poi è scritto nel titolo: Trebbiano d’Abruzzo DOC Torre dei Beati, un’azienda a conduzione biologica tirata su una ventina di anni fa da Adriana e Fausto. L’uva protagonista del vino è Trebbiano Abruzzese, nome sfortunato. Pensateci, non è una gran fortuna per un’uva condividere il nome di battesimo con il vitigno bianco più utilizzato in Italia per fare in una teglia la doccia domenicale al pollo. Dici Trebbiano e la mente dell’uomo comune corre celere al vino in brick. Insomma, conosciamo uve con un nome più seducente. Poi però un vino va anche bevuto, e non sempre uno Chardonnay, un Sauvignon Blanc risulterebbero adatti allo scopo principe del vino, ossia accompagnare dei cibi, perché i cibi sono molteplici ed i vini, grazie a Dio, pure (sto facendo nomi di vitigni a caso; che tali uve siano francesi è del tutto stocastico. Non si offendano i francesi se mi sono stocastici).


Ordunque, l’assaggio. Vino che scende dorato e concreto nel calice, con archetti fitti che riportano più a scarpe da trekking che da ballo (oggi ci hanno consegnato solo queste similitudini, abbiate pazienza). Il naso infatti ci conferma che la scelta della calzatura è più che mai appropriata: sale al naso un profumo esplosivo di fiori di campo, ginestra e camomilla su tutti. E questo campo di fiori è proprio in riva al mare, con la mineralità salmastra ad intercalarsi tra i petali. Note ulteriori di lievito, lascito della sosta sulle fecce fini, di mela golden e di nespola, di foglia di tè, con lievi ritorni di macchia mediterranea. Un naso potente ma che non perde affatto di finezza.
In bocca il sorso è pienamente sapido, è la caratteristica primaria di questo vino. Si percepisce morbidezza al palato, con una freschezza dosata ma viva. L’intensità gustativa è notevole, con una persistenza coerente con il naso, che sbiadisce lasciando dietro di sé questa forte scia sapida. Parte del vino affina 9 mesi in botti grandi di acacia, caratteristica che regala al Trebbiano d’Abruzzo di Torre dei Beati questa splendida complessità. 
Il consiglio dell’enotecario è stato apprezzato, mi avvarrò nuovamente dei servigi di Alessandro.

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