Casale Vallechiesa – Frascati Superiore DOCG “Heredio” 2018.

Stavolta ho giocato in casa. Questa volta il rischio è stato pressoché nullo. Sì perché nel tempo ho avuto più volte modo di apprezzare il Frascati Superiore ‘Heredio’ di Casale Vallechiesa, non rimanendone mai deluso.
Il Frascati, nonostante tutto, sarà sempre parte della storia del vino italiano: è compreso tra le prime 4 DOC ufficiali d’Italia, entrate in vigore nel 01/11/1966, assieme a Vernaccia di San Gimignano, Est! Est!! Est!!! di Montefiascone e Ischia (Bianco, Rosso e Superiore). Ancora prima, era talmente amato dai regnanti d’Inghilterra da entrare stabilmente nella loro cantina a partire dal 1923.
Fonte: consorziofrascati.it
“Ma allora perché hai detto ‘nonostante tutto’?” Giusta osservazione, con queste premesse dovrebbe essere annoverato tra i migliori bianchi italiani.
“Sarà mica successo qualcosa di poco edificante?” In realtà sono state varie le cause del declino.
“La smetti di parlare con te stesso? È un artificio retorico vecchissimo. E oltretutto spaventi la gente”. Giusto. La smetto.
I problemi del Frascati sono stati la poca lungimiranza e Roma: negli scorsi secoli la capitale richiedeva fiumi di vino ai comuni limitrofi. Per tale motivo arrivavano quotidianamente botti e botti di vino dei Castelli, tendenzialmente bianco, e di Cesanese da Olevano Romano e comuni limitrofi. Non ci si è mai rivolti ai viticoltori per avere del vino di qualità eccellente, ragion per cui chi vinificava badava alla quantità, alla sostanza, non a ridurre le rese dell’uva per produrre meno ettolitri ma di maggior qualità. Il contadino più produceva e più mangiava, e vagli a dare torto. Negli ultimi decenni, fortunatamente, il gusto si è sempre più evoluto e la ricerca della qualità nel vino è cresciuta di pari passo. Sfortunatamente è qui che si è andata ad incastrare la poca lungimiranza di tanti viticoltori laziali (aiutati anche dal legislatore, con le assurde rese tutt’oggi concesse alle DOC), i quali hanno continuato a pigiare camionate di uva, perdendo però progressivamente il riscontro del mercato nazionale e di quello di Roma, che per il vino di qualità si rivolgeva ad altre regioni. Alle osterie o alle fraschette il vino dei Castelli poteva anche andare bene, ma chi aveva intenzione di bere una bottiglia buona a tutto pensava fuorché a un vino laziale. Oggi molti produttori stanno fortemente puntando sulla qualità del vino, valorizzando finalmente il territorio e le sue uve, però la strada è ancora lunga. Anche solo il numero di  premi destinati dalle guide ai vini laziali, ancora troppo piccolo, ne dà chiara testimonianza.
Questa storiella tanto allegra, che al confronto le Forche Caudine sono state una scaramuccia tra bimbi, non vuole e non deve essere vista come la morte del vino laziale. Al contrario, solo avendo ben chiari gli errori del passato si puó andare avanti, consapevoli della potenza della nostra regione. Voglio ripeterlo: nel Lazio moltissimi produttori lavorano bene e producono vini ottimi, meritevoli di maggiore considerazione nazionale. Tra questi figura senz’altro Casale Vallechiesa, storica azienda di Frascati. Il territorio, ormai lo sapete, è vulcanicissimo; il che si traduce in una mineralità indiscussa protagonista del vino in questione. La bravura sta nel non mandare sprecato questo ben di Dio di terreno, e quelli di Casale Vallechiesa sono bravi. L’’Heredio’ (70% Malvasia Puntinata, 15% Greco, 15% Bombino) al naso rimanda a netti sentori di pietra focaia, corredati da intensi sentori floreali e fruttati, di tiglio e gelsomino, di pesca matura e pera. Si affacciano anche timo, maggiorana, una punta di cannella e fieno. In bocca, dopo l’elegante impatto iniziale, insiste la nota sapida. Persistenza assai duratura e dalla nota ammandorlata caratteristica della Malvasia. Un vino eccellente.

P.S.: per fare la figura degli intellettuali a cena con gli amici, potete dire che l’heredium è un’antica misura romana che corrispondeva a due iugeri. E che sono due iugeri? Mezzo ettaro. E un heredium spettava per diritto ad ogni colono romano, leggenda vuole che la tradizione sia cominciata con Romolo, che donò un heredium a ciascuno dei suoi compagni di avventura.
Se invece questa storia vi annoia dite che “heredium” è il comando che Albus Silente pronuncia per chiudere contemporaneamente tutte le finestre di Hogwarts quando fanno la disinfestazione delle zanzare.

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