Antonio Camillo – Toscana IGT Ciliegiolo 2019

 

Il Ciliegiolo di Antonio Camillo comincia ad essere un must per chi si avventuri tra i vini maremmani. Quella zona è perfettamente a metà tra Mar Tirreno e Lago di Bolsena, con suoli che degradano dal vulcanico al sabbioso, all’argilloso. Sono zone in cui il turista ci arriva se ci parte da casa, o se si è perso e ne ha avuto piacere; non è mainstream, non campano solo di turismo, insomma non è il Chianti.

Pur non essendo annoverata nei registri nobiliari del vino italiano, la zona ben si presta a regalare alcoliche bevande tratte dalla fermentazione del succo d’uva. Antonio Camillo ci si è messo di buzzo buono a cercare e recuperare vecchie vigne, magari abbandonate, per vinificare quello che già era piantato lì. Non fantasticava di tagli bordolesi, legittimi tra l’altro (se uno vuole vinificare merlot, perché dovrebbe essere criticato); il concetto di Antonio Camillo era “qui da sempre coltivano ciliegiolo, sull’altro terreno sangiovese, dall’altra parte il procanico. Le uve sono legate al loro territorio, quindi devo rispettarle per avere il miglior vino possibile, che sia anch’esso legato al territorio”. Non a caso ‘Vini di territorio’ è, diciamo, il motto aziendale, anche se definirlo ‘motto’ è assai riduttivo. Il rispetto del territorio fa sì che anche un’uva più modesta come il ciliegiolo possa dare vini con un qualcosa di non banale, di stimolante.

 


Il Ciliegiolo di Camillo nasce da viti di una quarantina di anni di età, che vedono la luce fra i 200 e i 400 metri s.l.m. tra i comuni di Manciano e Capalbio, su terreni prevalentemente argillosi e ricchi di scheletro. Dopo la vendemmia il mosto fermenta in acciaio a contatto con le bucce per un paio di settimane, quindi il vino viene spedito a farsi le ossa per 6 mesi in alloggi di cemento. Altri 3 mesi di riposo in bottiglia e poi si va in giro per enoteche.

Il vino è di uno splendido rosso rubino, molto carico, trasparente. Profumo per nulla banale, piacevolmente sfaccettato, dove la prevedibile marasca è accompagnata da profumi vegetali di sottobosco e foglie bagnate, di liquirizia, pepe rosa e una leggera sfumatura di mentuccia.

Il sorso è succoso e sapido, con un tannino impercettibile. Il sapore è intenso e resta a lungo in bocca, con richiami finali di pepe e marasca. Grande bevibilità, un vino passepartout da tenere sempre caro in cantina.

 

 

 

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