Vallana – Boca DOC 2016

 

Fino a due anni fa se avessi sentito la parola Boca avrei pensato istantaneamente ad una cosa ed una soltanto: Boca Juniors. Il meraviglioso club argentino di football, di casa alla Bombonera di Buenos Aires, dai colori delle magliette azul y oro (e che sia sempre benedetta la Drottning Sophia, nave battente bandiera svedese entrata in porto a Buenos Aires nel 1907, proprio quando i genovesi fondatori del club erano alla ricerca di un’ispirazione cromatica per le loro divise). 

Poi, reso edotto sugli affari del vino, apprendo che Boca è anche una DOC dell’alto Piemonte, nel novarese, in una zona che a inizio ‘900 era densamente vitata (si parla di circa 40000 ettari): esiste una foto aerea degli anni ‘30 del Santuario del Santissimo Crocifisso di Boca completamente circondato da filari di vite. 

La situazione attuale invece parla di 700 ettari vitati, l’1,75% rispetto agli anni d’oro della viticoltura in zona. 1,75%. Scattata oggi, la foto aerea dello stesso Santuario ritrarrebbe per lo più boschi.

Lo spopolamento delle campagne avvenne nel secondo dopoguerra, quando la prospettiva di uno stipendio fisso, gentilmente elargito dalle grandi fabbriche che sorgevano qua e là nel biellese e nel novarese, vinse contro l’ombra, seppur bucolica, della fame. Dagli torto, poveri contadini.

Il ripopolamento, per così dire, dell’areale del Boca DOC avvenne attorno agli anni ’90 dello scorso secolo, grazie anche agli investimenti di Christoph Künzli (Azienda Le Piane), i quali hanno acceso qualche riflettore sul territorio. Piano piano questa luce ha illuminato anche chi già esisteva in zona e lavorava la vite secondo il tradizionale sistema di allevamento: la maggiorina.

Si tratta di un sistema che prevede la piantagione di tre o quattro viti praticamente nello stesso punto, con i capi a frutto diretti verso i quattro punti cardinali, ancorati a dei sostegni. Dice “e perché mai questo sistema, a dir poco bizzarro”? Siccome a tutto c’è un motivo, con i terreni scoscesi tipici della zona, ricchi di scheletro granitico e di porfido rosa, morenici e vulcanici e a pH molto acido (circa 4,5), se ci fossero stati dei semplici filari il vento che spesso soffia forte da quelle parti avrebbe potuto danneggiare le piante. La maggiorina invece, con un filare ogni 90 gradi, permetteva comunque anche in condizioni di vento forte di salvare almeno parte del raccolto. Certo, lo svantaggio è che le piante possono essere curate solo manualmente, senza meccanizzazione, ma questo oggi è un punto fondamentale per la percezione della qualità di un vino (e tanto chi lo beve mica fa su e giù per la vigna a rovinarsi la salute).


Il Boca DOC Vallana è composto per il 70% da spanna (nome del nebbiolo in alto Piemonte), il 20% da vespolina e il 10% da uva rara. Le uve, vendemmiate separatamente, fermentano in grandi contenitori di cemento, per poi andare a soggiornare un paio di anni in botte grande. Altri 1-2 anni di bottiglia completano poi la fase di affinamento.

Nel calice il Boca DOC 2016 di Vallana è di colore rosso rubino, abbastanza trasparente e con presenza di residuo (non è un difetto).

 Il profumo è ricco, di violetta, amarena croccante, lampone e prugna matura, di spezie (cardamomo, chiodo di garofano e pepe rosa), di ruggine, china, liquirizia e cenere.

La bocca si distingue per una notevole sensazione fruttata, una grande aromaticità che caratterizza l’intera durata del sorso. Al palato è fresco, con tannino molto percepibile (è un giovanotto ancora questo vino) ma dalla grana fine, sapidità decisa, di notevole intensità e lunga persistenza. Tutte queste caratteristiche suggeriscono un abbinamento con cibi succulenti e dal sapore deciso, tipo arrosti o brasati; insomma, ciccia.

 

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