Yann Chave – Crozes Hermitage AOC 2018

 

La syrah è sparsa a pioggia in tutto il mondo, e ci cresce anche bene, ma il porto da dove è partita la sua Mayflower ha sede lungo le rive del Rodano. Non che sia uno dei posti più comodi del mondo: sponde scoscese e la costante compagnia del mistral, un vento freddo che piega la schiena anche alle statue. Però alla syrah piace, ci è nata e ci si trova benissimo. Contenta lei, l’uva.

Crozes-Hermitage è una delle AOC che compongono la regione vinicola del nord del Rodano, è dislocata tutto attorno la celeberrima collina dell’Hermitage. Da queste parti, un bel giorno del 1996, un ragazzone grande e grosso di 26 anni con un’intensa passione per il rugby decise di mettere mano alle forbici e di cominciare a fare sul serio con la viticoltura. Grande e grosso sì, ma anche delicatino, dato che in capo a pochi anni resta intossicato dopo uno dei trattamenti effettuati in vigna. Facile prevedere come la conversione biologica, certificata poi nel 2007, fosse in cima alla lista desideri del nostro Yann una volta posato il respiratore.

Il Crozes-Hermitage di Yann Chave proviene da viti di solo syrah, di età media attorno ai 20 anni, localizzate presso La Roche de Glun, Mercurol e Pont de l'Isére. Vendemmia effettuata manualmente, uve diraspate, fermentazione protratta per 20-30 giorni a contatto con le bucce. Questo vino giace per un annetto solo in acciaio, anche se una fonte su internet riporta come un 20% della massa sosti in demi-muids (botti da 600 litri). Ma parla di contatto con il legno evitato per questo vino, il mio voto va all'acciaio e la mia coscienza non ha nulla da obiettare.

Nel calice il vino è di un gran porpora, compatto e impenetrabile.

Al naso arriva una gran bordata di aromi: mela Stark, more e mirtilli maturi, tanto glicine, l'immancabile pepe nero, un'iniziale sentore selvatico che vira su un vegetale di ginepro e mirto mano a mano che il vino respira; si apprezza anche un’inaspettata ma presente nota burrosa, una nota grassa (come possa essere una nota ‘grassa’ all’olfatto non saprei meglio definirlo, ma qui è l’immedesimazione a dover prendere il sopravvento. A voi, studio).

In bocca il vino ha gran corpo (non è un passito, ma ha una sensibile masticabilità), molto intenso, fresco e di eccellente sapidità, un tannino presente e gentile. Sorso assai persistente, con un finale di bocca che ricorda il panpepato.

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