Sandro Fay – Valtellina Superiore Valgella DOCG “Costa Bassa” 2016

 

Valtellina, un posto dove fare del vino è agevole quanto campare vendendo divani in mezzo a un centro commerciale (so di cosa parlo). Terrazzamenti ripidissimi e scoscesi, rubati alla roccia delle Alpi Retiche e sostenuti da muretti a secco. Forse per questo il vino della Valtellina non è solo buono, è eccezionale. Certo i valtellinesi ci hanno anche messo del loro, perché sono andati a scegliersi il vitigno più principesco d'Italia, il nebbiolo. Ma a parte che lo cullano da tempo immemore, il fatto di chiamarlo chiavennasca forse toglie dall’impaccio di fare paragoni non pertinenti con Barolo & co. Anche perché il Valtellina Superiore ha in comune con il Barolo solo il vitigno, e nemmeno quello se si fanno le pulci ai cloni piantati, roba da ampelografi. 

Le sottozone della Valtellina, celebri per chi abbia affrontato un esame FIS/AIS/FISAR, sono cinque, e ora le ripetiamo tutti insieme tenendoci per mano: Valgella, Inferno, Grumello, Sassella, Maroggia. Il vino oggetto del nostro disquisire odierno vanta natali in Valgella, la più orientale delle cinque sottozone. 

Le viti da cui provengono le uve del “Costa Bassa” stazionano dal fondovalle fino a quota 450 m circa s.l.m. in un terreno a tessitura prevalentemente sabbiosa (fino al 70%). Ciò significa che il drenaggio dell’acqua è assicurato, mettendo a dura prova la prosperità della vite. Sabbia vuol dire (sempre in teoria) anche profumi più fini, delicati e sfaccettati ed un corpo meno esuberante. Verifichiamolo.

 

La chiavennasca viene vendemmiata verso la seconda metà di ottobre, vendemmiata e fatta fermentare in acciaio. Il vino viene quindi spedito in botti di rovere, dove malolattizza (…) e matura per 12 mesi.

Nel bicchiere il Costa Bassa è di un rosso granato molto scarico, un vetro trasparente, con bordura che vira verso il rosso aranciato. 

Il profumo è di media intensità. Non colpisce per volume ma certamente lo fa per la varietà dei profumi, che partono da bacche rosse (ribes, fragoline, lamponi) ed arancia sanguinella, commiste a una delicata speziatura (ginepro, pepe rosa, radice di liquirizia e un leggero chiodo di garofano). Si percepiscono note di sottobosco, una grande mineralità rugginosa e, col passare dei minuti, si apprezzano un carico sentore di cipria e cenni di geranio e rosa, caffè tostato e legno di cedro. Profumi dal volume ridotto, detti a voce bassa, ma di una varietà e un nitore invidiabili.

Il sorso è coerente con il profumo: l’ingresso è leggero e al tempo stesso il sapore è pieno. La freschezza domina le altre componenti senza risultare dispotica, con una buona sapidità ed un tannino docile e vellutato. Il corpo del vino è senza dubbio lieve, tutt’altro che un campione di masticabilità, ma ciò non preclude una persistenza gustativa assai lunga, con una scia aromatica che alterna sentori boschivi, di arancia rossa e di mandorla, quest’ultima tratto caratteristico dei vini originari della Valgella.

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