Castel De Paolis - Muffa Nobile 2016. Ovvero: come ti faccio il Sauternes nei Castelli Romani.

Amo i vini dolci. In un’enoteca i miei occhi spaziano da un lato all’altro del locale ebbri di gioia, ma davanti al piccolo angolo dedicato ai vini dolci si fanno grandi come il gatto di Shrek. E, come per tutti gli aspetti del vino, è il fascino ad entrare in gioco. Perché è affascinante il rischio che corre un viticoltore aspettando l’appassimento delle uve in pianta o nei fruttai, la scarsa resa, la speranza che non vada tutto a rotoli con il passare del tempo. Cioè, è affascinante per me che compro il vino ma lui, il viticoltore, si fa ogni volta un fegato come un’oca, poveretto. Per non parlare dell’attesa e del controllo della Botrytis cinerea, per ottenere un vino muffato. Lì, oltre a quanto elencato prima, serve anche un’umidità regolare ma non eccessiva, altrimenti è un attimo a passare da muffa nobile a muffa infame e a dover buttare via tutto. Serve un clima mediamente caldo e una ventilazione costante, ma non eccessiva, altrimenti non si forma la muffa e con cosa lo facciamo il muffato, con il Brie? Insomma, per fare un vino dolce, ancor di più se muffato, ci vuole davvero il cuore di Dorando Pietri.

Acini d’uva attaccati dalla Botrytis cinerea (da Wikipedia Commons)

Castel De Paolis è un’azienda storica di Grottaferrata (RM), areale dei Castelli Romani, 16 ettari vitati condotti magistralmente dalla famiglia Santarelli. Squisita gentilezza di Fabrizio e di suo figlio Giulio nell’accogliere in pieno agosto un tizio strano che chiede informazioni sulla loro cantina. Con la promessa di tornare a dar fastidio e a prendere anche gli altri vini, mi sono congedato da loro depauperandoli di un “Donna Adriana” (Viognier e Malvasia Puntinata) e del “Muffa Nobile” 2016 (Semillon e Sauvignon Blanc), che ho assaggiato per amore di scienza.

Castel De Paolis - Muffa Nobile 2016

Il mio primo muffato della vita è stato il meraviglioso Orvieto Classico Superiore DOC “Calcaia” di Barberani. Innamorato perso. Poi è stata la volta del Sauternes, un deuxiéme cru Chateau Lamothe Guignard, ottimo e “didattico”. Tuttavia questi sono pur sempre stati assaggi da corso sommelier, in cui mi ponevo il dubbio della “correttezza” delle mie sensazioni. Qui mi sono trovato da solo, faccia a faccia con il Muffa Nobile di Castel De Paolis. Sensazione iniziale da corsista: e se liscio qualche sentore particolare? Sensazione messa subito da parte, il vino buono comunica sempre. E questo vino altroché se è buono. Stesso uvaggio del Sauternes, uve vendemmiate attorno a novembre, quando la Botrytis le attacca, raccolte acino per acino. Ottenuto il vino quesi riposa un anno in legno, poi acciaio e bottiglia. Nel calice si apre su sensazioni di noce, frutta secca, miele e cocco. Poi a seguire si fanno avanti sentori di legno di cedro e smalto, accompagnati da una note salmastre, tipiche delle uve botritizzate. In bocca è assolutamente rotondo: è molto morbido, grazie a glicerina e zucchero, ma al contempo non manca mai una valida spalla acida a corredo. Che vino splendido.

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