Come forse già
sapete, un iscritto al corso sommelier entra in un pericoloso
vortice. Parte timido, assaggiando ciò che già conosce, fino ad
aumentare gradualmente l’ampiezza di vedute. Dal “Prosecchino”
(a proposito, non usatelo mai questo termine. Mai. No no, mai.),
comincia a puntare sempre più in alto e in fuori. Ed è lì che il
vortice lo inghiottisce. Accade grossomodo durante il secondo livello
(che è forse la parte più bella del corso, il giro d’Italia. Ma a
me manca ancora la terza parte, abbinamento cibo/vino, per cui il mio
giudizio è drammaticamente parziale). Dunque l’individuo comincia
a comprare vini di prezzo sempre più alto, vini premiati dalle
guide, anche vini “estremi”. Tutto fa studio. Parliamoci chiaro,
uno studente del corso sommelier compila la scheda tecnica di
degustazione anche del Chinotto Neri, rotea il calice anche quando
contiene succo d’arancia e cerca note di cuoio nel Whiskey Sour.
Ciò fa di lui/lei una persona difficilmente sopportabile nel
quotidiano, tutta la mia stima per quelle anime pie che ci riescono
(mia moglie compresa).
Il rischio della
deriva esplorativa è di ignorare i vini della propria regione,
soprattutto se la regione in questione è il Lazio, che già a
livello enologico nazionale ha i suoi bei problemi, poverello. Eppure
il Lazio “nasconde” delle perle ancora non celebrate in modo
adeguato. Un esempio: il Donna Paola di Colle Picchioni, azienda dei
Castelli Romani, precisamente di Marino (RM). Affascinante è la
storia dell’azienda, sorta negli anni ’70 per la caparbia volontà
di Paola Di Mauro, cui è stato dedicato il vino in questione. Andrea
Petrini ne ha raccontato assai bene la storia nel suo blog Percorsi di Vino, vi consiglio di leggerla, scalda il cuore.
Colle Picchioni - Donna Paola 2017 |
Il Donna Paola 2017
è un Lazio IGT bianco, 60% Malvasia Puntinata e 40% Semillon che
affondano le loro radici nel prezioso terreno vulcanico dei Castelli
Romani. Ecco, parto subito con il difficile su questo blog. Avrei
potuto scrivere di un classico bianco dai sentori di gelsomino e
mela, e invece mi vado ad impelagare con il Donna Paola. Sì perché
questo vino è… strano (complimenti per la varietà lessicale,
Luciano). Attenti, non ha nessuna negatività questo vino stupendo,
al contrario del mio palato. Il Donna Paola nel bicchiere appare di
un bellissimo giallo quasi dorato. La”stranezza” è al naso:
sembra quello di un rosato. Ripeto, la mia è un’impressione
personale e non la verità, ma annusandolo mi ha ricordato all’inizio
prugna gialla, una ginestra, melone giallo. Fin qui il pattern è di
un vino bianco, ma dopo ho avvertito note di anguria, e dopo qualche
minuto nel calice il profumo predominante per me era amarena, chiara
e tonda, contornata da cenni di cannella, mentuccia romana e una
mineralità gialla, quasi sulfurea. Un naso atipico per un bianco e
molto attraente. In bocca la fa da padrone la sapidità, da tenere in
considerazione nell’abbinamento cibo/vino. La persistenza è
lunghissima e la voglia di berne un altro bicchiere è sensibile.
Vino magnifico anche per un altro dettaglio non da poco: viene a casa
con meno di 10 euro. Un vino così particolare, elegante e di
personalità a questo prezzo è una grande spinta a mettersi in
macchina direzione Marino e andare a comprarne una cassa direttamente
in cantina. Che poi una volta lì uno può anche prendere qualche
bottiglia di Vassallo. Cosa è il Vassallo? Un giorno vi dirò.
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