Cristian Senez – Champagne Brut “Rosé de Saignée”

 

Certo signore e signori, qui si è bevuto dello Champagne. Rosé per giunta, acquistando così un bel mucchietto di punti charme. L’arrivo di questo Champagne alla mia magione è stato possibile grazie all’intercessione dell’amica Federica Benazizi, che di vino ne sa, e anche parecchio. E se qualcuno che di vino ne sa, e anche parecchio, ti propone una cordata per l’acquisto di vini, se sei saggio ed hai due lire da investire tu ubbidisci.

Due righette sul produttore credo siano doverose: l’azienda, a conduzione familiare, annovera la sua prima vendemmia orientata alla spumantizzazione in proprio nel 1973. Gli attuali 30 ettari della Maison sono localizzati nella Côte des Bar, più a sud rispetto le zone di maggior blasone della denominazione; quasi quasi siamo più vicini alla porzione settentrionale della Côte d’Or, e difatti i suoli sono argilloso-calcarei, con rare tracce della craie che caratterizza le tre zone storiche dello Champagne. Il padrone del territorio è il pinot noir, con il suo nome sul citofono di circa l’85% degli ettari vitati locali. 

 


Espletate dunque le minime formalità, tuffiamoci in questo Rosé de Saignée ottenuto da un 80% di pinot noir e un 20% di chardonnay. Risalta violentemente il colore di questo Champagne: un rosso a metà tra il corallo e la fragola, luminosissimo ed attraente; non amo il termine ‘sexy’ accostato al vino (anche perché spesso viene usato ad minchiam), ma in questo caso non avrei nulla da obiettare.

Il profumo del rosé in questione è soffuso, sfaccettato ma non chiassoso. Le note principali sono di lampone e fragola, di cenere, di arancia sanguinella e lime, con una leggerissima punta speziata. Stessa atmosfera in bocca, dove il vino fluisce leggiadro e brioso (sembra una prosa da settimana Incom). Perfettamente dosata la componente sapida ed ottima la persistenza, chiude il sorso una sensazione agrumata di lime.

Uno Champagne rosé dal magnifico rapporto qualità/prezzo. So che molti storcono il naso riguardo il coinvolgimento di questo rapporto nelle questioni di vino. Pazienza. Credo che solo alle opere d’arte tale rapporto non possa essere applicato (e neanche sempre: provate a disquisire con l’uomo qualunque sui prezzi delle opere di Pollock o di Fontana). 

Nota di colore, perché i francesi qualcosa su cui ridere ce lo regalano sempre: la retroetichetta indica come perfetto l’accostamento di questo Champagne rosé brut con dessert ai frutti rossi. Brut e dessert. Ah, i francesi, che sagome…

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